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Ezechiele 13
 

 

La mia mano sarà contro i profeti dalle visioni vane e dalle divinazioni menzognere; essi non saranno più nel consiglio del mio popolo, non saranno più iscritti nel registro della casa d’Israele… giacché sviano il mio popolo, dicendo: Pace! quando non v’è alcuna pace, e giacché quando il popolo edifica un muro, ecco che costoro lo intonacano con malta che non regge, dì a quelli che lo intonacano di malta che non regge, ch’esso cadrà; verrà una pioggia scrosciante; e si scatenerà un vento tempestoso…e nella mia indignazione, delle pietre di grandine sterminatrice. E demolirò il muro che voi avete intonacato con malta che non regge, lo rovescerò a terra, e i suoi fondamenti saranno messi allo scoperto; ed esso cadrà, e voi sarete distrutti in mezzo alle sue ruine, e conoscerete che io sono l’Eterno….

Il popolo di Dio, il popolo del vecchio patto e della nuova dispensazione, vive sotto le Sue cure amorose.
Paragonato a Gerusalemme che vediamo essere circondata dai monti (protezione naturale), così Iddio cingerà la sua Chiesa e non permetterà che le porte dell’inferno potranno prevalere su di essa.
Dio ha parlato e continua a parlare al suo popolo attraverso profeti e messaggeri, richiedendo ancora oggi, la fedeltà di coloro che sono chiamati a far conoscere il Suo volere.

Nel tempo in cui il profeta Ezechiele fu chiamato a parlare da parte di Dio, il popolo era deportato in Caldea, lontano da Gerusalemme: lontano dal culto, lontano dalla sua protezione. Qui il Signore indirizza il suo messaggio a profeti infedeli alla loro chiamata, che offrono incoraggiamento e sostegno a un popolo sviato, deportato proprio a causa del suo sviamento e disubbidienza. Il proposito di Dio era di indurre il popolo a ravvedimento e pentimento, attendendo che i suoi profeti si esprimessero a tale riguardo.

Un’analogia disastrosa si verifica anche ai nostri giorni: il popolo di Dio, la sua Chiesa, per mezzo dell’apostasia (sviamento, allontanamento) ha creato una breccia nel muro di protezione che Dio ha costituito attraverso la grazia, infatti, nella comunione fraterna, nella preghiera comunitaria, nel servizio onesto e sincero, la Chiesa, ben connessa nelle singole parti, trova vigore e forza per resistere contro le sollecitazioni e gli attacchi che il nemico le provoca.
I messaggeri di Dio invece hanno agito come volpi tra le rovine, sono stati compiacenti verso il popolo decaduto e corrotto offrendo loro un valido appoggio dicendo: "così dice il Signore", mentre Lui non ha parlato. Il profeta avrebbe dovuto pronunciare il vero e non permettere che il muro del peccato generasse un problema con Dio.
Ai tempi di Ezechiele, come ai nostri, i trasgressori privilegiavano di una posizione di riguardo nel seno della comunità. Il posto di prestigio da questi vantato avrebbe dovuto indurli a dichiarare e condannare il peccato del popolo ma, rattristando il cuore del giusto, hanno incoraggiato e assecondato il disonesto, ne hanno coperto il peccato affinché non fosse manifesto, hanno rafforzato le mani dell’empio perché non si convertisse dalla sua via malvagia: fingere di non vedere è la colpa più grande davanti agli occhi di Colui che osserva e non ignora neanche il più trascurabile particolare.
Ma come ci narra la storia biblica, se i suoi messaggeri non adempiono alla chiamata rivoltagli interverrà Lui stesso: "Farò scatenare un vento tempestoso, e, nella mia ira, farò cadere una pioggia scrosciante, e nella mia indignazione, delle pietre di grandine sterminatrice. E demolirò il muro che voi avete intonacato con malta che non regge, lo rovescerò a terra, e i suoi fondamenti saranno messi allo scoperto".

Un ulteriore esempio ci è fornito dalla descrizione del sogno di Nebucadnetsar: la grande statua. Una statua che, composta da vari materiali, simboleggiava un insieme di regni i quali non compresero che "l’Altissimo domina sul regno degli uomini, e lo dà a chi vuole". Il dominio, la sapienza di quei regni, rimane solo come ricordo di un passato ormai lontano in cui Dio opera manifestando la presunzione umana.
Gesù stesso afferma che le azioni nascoste saranno proclamate "sui tetti" ed il sentimento dei cuori messo allo scoperto.
Anche l’evento della chiesa di Efeso deve ergersi a monito per ciascuno di noi. Il candelabro che illuminava quella comunità, vale a dire la parola profetica, fu oscurato da un messaggio, ancora una volta, privato di autorità. Dio invitò nuovamente la chiesa al ravvedimento prima di rimuovere il candelabro, privandola di luce e sapienza, lasciandola cadere nelle tenebre più fitte e nel peccato più profondo:chi chiude il cuore all’amore della verità, Iddio stesso manderà efficacia d’errore.

La storia del popolo di Dio ci ricorda che di fronte all’apostasia, nessuno fu disposto ad intervenire da parte di Dio. Lui stesso è sceso con pioggia scrosciante (il diluvio) e con fuoco dal cielo (Sodoma e Gomorra).
Nel messaggio del Vangelo, il Capo della Chiesa dichiara che Egli netterà interamente la sua aia. Questo avverrà nel giorno in cui ogni leggerezza, ogni cosa vana ed ogni opera priva di fondamenta sarà resa nota, quando saranno rivelati obbiettivi e interessi personali di coloro che, persuasi di rendere un servizio nell’opera di Dio, hanno invece tratto benefici a loro favore.
L’immoralità, la licenziosità, la perversione e tutto ciò che un tempo la coscienza rigettava con decisione e coraggio, oggi è ben accetto, condiviso e tollerato a grande maggioranza: si erge un muro di peccato la cui cima arriva fino al cielo, un muro che viene accuratamente intonacato dai "messaggeri di Dio" in nome di una lettura morale anch’essa distorta ed accondiscendente.
Lo Spirito Santo rivolge il suo appello non ai corrotti o coloro che hanno dato adito a compromessi, ma a coloro che, nascosti in Cristo, non si sono piegati e baciato il vitello d’oro, che non sono prezzolati dal palazzo, ma la cui fedeltà è rivolta verso Colui davanti al quale ogni ginocchio si piegherà ed ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore.

Occorre fermezza!! La potenza del Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe non è venuta meno.
La fede dirige il nostro sguardo in alto e ci porta a proclamare che Dio REGNA.
A Lui sia la gloria.

 




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